Zi Nicola

  • 2022

 

Zì Nicola, 2022

Azione sonora
Notte del 10 settembre 2022 Gecko Fest, Spina (PG)
A cura di Sauro Cardinali

Un letto matrimoniale nel borgo di Spina, fuori in piazza, tra il cotto del lastricato, i fiori alle finestre e i portoni medievali in legno; un oggetto domestico privato che arreda lo spazio pubblico, ostruisce la via, inceppa il passaggio collettivo. Un letto “apparecchiato” con lenzuola, cuscini gonfi, federe vergini e una sovraccoperta; l’oggetto escluso dalla veglia che s’impone per una dimensione orizzontale, una condizione complementare di vita quasi sempre inconscia, oltre la logica e le parole, legata ad azioni involontarie e pulsionali: il respiro, l’amore, il sonno, il sogno, la morte, il riposo, la malattia. Questo letto, abbastanza alto da potermi ospitare sotto ,sarà la mia casa, il luogo deputato, il mio rifugio per l’intera notte. Come un bambino che ha paura e si protegge, che gioca, fa gli scherzi ai passanti e si nasconde, mi sottraggo all’ingombro spaziale e baratto un’assenza fisica in cambio di un linguaggio emotivo e primordiale che non spiega e non descrive. Il contatto fisico e viscerale con il letto produrrà suoni e ritmi che andranno a gremire acusticamente il borgo antico, presenze impalpabili, vibrazioni nell’aria inquietanti e ancestrali, suoni dell’inconscio, del sonno e del sogno. Sarò “Zi Nicola”, il personaggio misterioso della commedia di Eduardo che, nelle “Voci di dentro”, segnala la sua presenza esclusivamente acustica con lo scoppio ritmato di mortaretti, un alfabeto morse che sincopava in scena un dialetto in codice di matrice popolare e spirituale.

 

Zi Nicola, 2022

Sound Action
Night of September 10, 2022, Gecko Fest, Spina (PG)
Curated by Sauro Cardinali

A double bed in the village of Spina, outdoors in the square, amidst the terracotta pavement, flowers at the windows, and medieval wooden doors; a private domestic object that furnishes the public space, obstructs the street, hinders collective passage. A bed “set” with sheets, fluffy pillows, virgin pillowcases, and a bedspread; the object excluded from wakefulness that imposes itself for a horizontal dimension, a complementary condition of life, almost always unconscious, beyond logic and words, linked to involuntary and instinctual actions: breathing, love, sleep, dreams, death, rest, illness. This bed, tall enough to accommodate me underneath, will be my home, the designated place, my refuge for the entire night. Like a child who is afraid and protects himself, who plays, jokes with passersby, and hides, I withdraw from spatial encumbrance and exchange physical absence for an emotional and primordial language that neither explains nor describes. The physical and visceral contact with the bed will produce sounds and rhythms that will acoustically fill the ancient village, intangible presences, unsettling and ancestral vibrations in the air, sounds of the unconscious, sleep, and dreams. I will be “Uncle Nicola,” the mysterious character in Eduardo’s comedy who, in “Voices from Inside,” signals his exclusively acoustic presence with the rhythmic burst of firecrackers, a Morse code alphabet that syncopated on stage a dialect in a code of popular and spiritual origin.