De Luca ha deciso di muoversi nel territorio che spazia tra decostruzione e ricomposizione dei segni e ha situato il suo lavoro su uno sfondo rischioso e ostico per il gusto contemporaneo, scegliendo di privilegiare la memoria familiare, il diario privato, la dimensione domestica.
I fogli di poliestere opalino intagliati secondo l’architettura domestica ruotata e variata nella scala, ripiegati e sovrapposti alle fotografie di volti o di gruppi, permettono una lettura parziale che lascia intravedere proprio nell’atto di escludere.
La distanza tra poliestere e superficie fotografica accentua dinamicamente la sensazione di fuori-fuoco e insiste, alimentando la differenza tra visibile e pressoché invisibile, sulla funzione di traguardo assunta da un disegno fondato sull’azione di asportare particolari in eccesso. Tutto il lavoro sembra fondato sulla tesi per cui il punto di vista mediato dai modelli familiari induce a vedere ciò che già sappiamo guardare.
Massimo Arioli