Il blitz “Lavami” è del 2010 e fu compiuto immaginando come se qualcuno al di sopra di tutti noi (persino del Papa) tracciasse col suo dito gigante una parola-chiave dal sapore nazional-popolare.
La scritta si compone in grande, lettera dopo lettera, sulla cupola della basilica di S. Pietro a Roma, come quelle proiezioni luminose che nel cielo notturno di Gotham City annunciavano l’arrivo di Batman. “Lavami” è un graffito di luce simile a quelli disegnati con le dita sui vetri sporchi delle auto in sosta. Un graffito virtuale che proiettato su uno dei simboli più universali e più contraddittori del nostro immaginario collettivo è un invito all’istituzione che rappresenta a manifestare il suo volto accogliente e profetico piuttosto che quello temporale e opportunistico che troppo spesso la contraddistingue nelle sue prese di posizione caratterizzate da una doppia morale: una per il principe e un’altra per i sudditi.
A distanza di 8 anni, il Blitz si trasforma in un’installazione per una nobile collezione d’arte contemporanea; il gesto apparentemente effimero e temporaneo diviene lavoro permanente ripensato concettualmente e tecnicamente per un contesto domestico e una fruizione decisamente meno pubblica.