Ladro Lui Ladra Lei

  • 2012

 

Ladro Lui Ladra Lei

Proiezione sul palazzo della Regione Lazio del film “Ladro lui ladra lei” di Luigi Zampa del 1958
Roma, 30 settembre 2012, via Cristoforo Colombo, ore 21.00

Iginio De Luca interviene di nuovo sulla cronaca politica con un’altra “visualizzazione”.
Domenica 30 settembre alle ore 21, il palazzo della Regione Lazio diventa un grande lenzuolo bianco su cui proiettare il film Ladro lui ladra lei, diretto da Luigi Zampa nel 1958, con Sylva Coscina e Alberto Sordi.
Il film descrive una Roma vergine di grandi palazzi e centri commerciali, con una vita ancora a misura d’uomo, che si avvia verso quello sviluppo senza progresso, come lo chiamerà Pasolini, degli anni successivi. Il personaggio di Alberto Sordi, popolano, imbroglione e trasformista come il suo contesto, fa da specchio tragicomico allo scandalo di oggi fatto di soldi pubblici trafugati, passaggi di colpe e di responsabilità. La presidente Polverini, il consigliere Fiorito e tutta la giunta che governa il Lazio sono classe politica emersa dal popolo, o meglio dai suoi difetti, e come “popolo” di Roma si muovono
spavaldamente nel “gestire” denaro pubblico per scopi personali.
La “visualizzazione” di De Luca trasforma il palazzo di vetro e cemento della Regione nello spettacolo indecente di se stesso. Quanto le cronache ci hanno fatto conoscere, De Luca , attraverso un nuovo readymade ambientale, lo sintetizza trasformando il palazzo nello schermo della “commedia all’ italiana” che dalla metà degli anni ’50 ha immortalato i mostri del nostro paese facendo delle loro azioni canagliesche le maschere della realtà nostrana: paese troppo spesso senza classe dirigente capace di un punto di vista oltre l’orticello maleodorante della convenienza immediata, sostanzialmente senza idee che non siano la sopravvivenza avida, egoista e cafona.
Il bianco e nero della pellicola con la sua evanescenza evoca i fantasmi di maschere lontane (quelle che dalla commedia dell’arte sono scivolate senza soluzione di continuità nel cinema) la cui scellerata simpatia contrasta con l’arroganza e protervia dei nuovi mostri della cronaca politica attuale. Il bianco e nero evoca le debolezze di eroi negativi che aggiravano furfantescamente la regola del potere nell’impossibilità di ascendere nella scala sociale che sentivano preclusa o, spesso, faticosa rispetto alla loro incancrenita indolenza. I mostri a colori delle cronache quotidiane, invece, sono il Palazzo, evocato e dannato da Pasolini, fattosi gente; sono tutt’uno con la regola che si costruiscono a loro uso e consumo, salvo essere smascherati per delle pieghe “impreviste” del corso delle
cose (come nelle migliori trame della fiction, appunto), quando la rete si smaglia per un accidente. La scellerata simpatia di Alberto Sordi e Sylva Coscina finisce così per aumentare la stratosferica lontananza dagli equivalenti politici contemporanei, chiusi nella loro autoreferenziale pochezza, senza nemmeno la redenzione inscritta in quell’antica tragicomica disperazione delle maschere della commedia.

Franco Speroni

 

Thief He, Thief She

Projection on the building of the Lazio Region of the film “Thief He, Thief She” directed by Luigi Zampa in 1958
Rome, September 30, 2012, via Cristoforo Colombo, 9:00 PM

Iginio De Luca intervenes again in political events with another “visualization.” On Sunday, September 30th at 9:00 PM, the building of the Lazio Region becomes a large white sheet on which to project the film “Thief He, Thief She,” directed by Luigi Zampa in 1958, starring Sylva Coscina and Alberto Sordi.
The film depicts a Rome devoid of tall buildings and shopping centers, with a life still on a human scale, moving towards the progress without development, as Pasolini will call it, of the subsequent years. The character of Alberto Sordi, a commoner, swindler, and shape-shifter like his context, serves as a tragicomic mirror to today’s scandal of embezzled public money, shifting of blame and responsibility. President Polverini, councilor Fiorito, and the entire Lazio government are a political class emerging from the people, or rather from its flaws, and like the “people” of Rome, they boldly “manage” public money for personal purposes.
De Luca’s “visualization” transforms the glass and concrete building of the Region into the indecent spectacle of itself. What the news has made us aware of, De Luca, through a new environmental readymade, synthesizes it by transforming the building into the screen of the “Italian comedy” that since the mid-1950s has immortalized the monsters of our country, turning their villainous actions into masks of our reality: a country too often without a capable leadership with a perspective beyond the foul-smelling convenience, essentially devoid of ideas other than greedy, selfish, and tacky survival.
The black and white of the film with its evanescence evokes the ghosts of distant masks (those that from the commedia dell’arte seamlessly slipped into cinema) whose wicked sympathy contrasts with the arrogance and brazenness of the new monsters of today’s political news. The black and white evokes the weaknesses of negative heroes who cunningly circumvented the rule of power in the impossibility of ascending in the social ladder they felt closed or, often, arduous compared to their ingrained laziness. The monsters in the colorful daily news, instead, are the Palace, evoked and damned by Pasolini, turned into people; they are one with the rules they build for their own use and consumption, only to be unmasked for “unexpected” twists of fate (as in the best plots of fiction) when the net unravels due to an accident. The wicked sympathy of Alberto Sordi and Sylva Coscina thus ends up increasing the stratospheric distance from their contemporary political equivalents, trapped in their self-referential mediocrity, without even the redemption inscribed in that ancient tragicomic despair of the masks of comedy.

Franco Speroni