Carborundum

  • 2024

 

Carborundum, 2024

Installazione sonora, vinile e litografia.
Progetto di Iginio De Luca, prodotto e curato dalla Litografia Bulla
25-10- 2024 / 25-11-2024
Con un testo di Anna Cestelli Guidi

 

Carborundum, il suono del tempo minerale

Invitato da Beatrice e Flaminia Bulla a produrre un lavoro nella Litografia Bulla, una bottega bicentenaria al centro di Roma con una storia importante di collaborazioni artistiche e una vocazione sperimentale nei confronti della tecnica tradizionale, Iginio De Luca risponde con una sfida: il risultato è una installazione sonora e questo vinile dal titolo Carborundum, una parola nella quale risuona l’origine minerale della materia e ci trasporta nella suggestiva atmosfera di questo luogo saturo di memoria. Attraversare la soglia della bottega è come compiere un rito magico e trovarsi all’improvviso in un luogo esoterico. Come le fucine alchemiche medioevali dove si trasmutavano gli elementi, si affastellano qui, stratificati nel tempo, pennelli, matite, soluzioni chimiche, macchinari antichi, carte di dimensioni, colore e grammatura diversa, inchiostri colorati, barattoli con polveri di diversi colori accumulati nel corso del tempo. E, infine, le pietre, matrici di innumerevoli immagini. Centinaia di pietre litografiche, provenienti da miniere oramai dismesse, di colore e dimensioni diverse, ognuna trasudante una propria storia, ordinate su ripiani che arrivano fino al soffitto, come libri antichi negli scaffali di una biblioteca misterica. In questo tempio dell’immagine, dove hanno lavorato generazioni di artisti, da Alberto Savinio, Jannis Kounellis,Carla Accardi, Luigi Ontani, Enzo Cucchi,maancheAnaMendietaduranteilsuopassaggioromano,affiancatisempredallasapienza della famiglia Bulla ora alla settima generazione, Iginio De Luca ha scelto di lavorare con il suono, e invece di “scrivere sulla pietra” la cancella, registrandone i suoni.

Il gesto di cancellare ha un suo celebre precedente nel Erased De Kooning Drawing, il disegno di De Kooning cancellato da Robert Rauschenberg nel 1953. Operazione provocatoria o sentito omaggio, la cancellazione per mano del giovane Rauschenberg di un disegno di un artista all’epoca già affermato come De Kooning è stato in ogni caso un gesto radicale compiuto dall’artista americano per cercare di scardinare i limiti della visione tradizionale legata all’immagine, trasformandola nella sua assenza. Anche nell’arte concettuale il gesto di cancellare, per risemantizzare e risignificare le parole e le cose, viene usato diversamente da artisti come Christo che impacchettando cancella simbolicamente i monumenti, o Emilio Isgrò che impiega la cancellatura come pratica artistica legata alla scrittura sin da quando, negli anni Sessanta, comincia a cancellare con inchiostro nero le parole e frasi di articoli e poi interi testi, come nella serie delle Enciclopedie.

Vicino al gesto trasformativo di Rauschenberg che parte dall’immagine, e simile nello sforzo – Rauschenberg tardò un mese a cancellare il disegno di De Kooning- Iginio De Luca sceglie di lavorare sulla rimozione dell’immagine in maniera forse ancora più radicale poiché compie una trasformazione sensoriale che non si limita all’azione della cancellazione ma che, tramite essa, traduce l’immagine, di cui la pietra è matrice, in suono. Una trasformazione che De Luca ottiene impiegando il materiale che nella tecnica litografica si usa per la cancellatura dell’immagine, per riportare la pietra al grado zero, il carborundum, appunto, la polvere abrasiva formata da sfere di carburo di silicio di grana diversa. Durante diverse sessioni e con l’aiuto di questa polvere minerale e punte metalliche, raschietti, bastoncini di pietra pomice, tutti strumenti necessari alla tecnica lenta della litografia, De Luca cancella il disegno realizzato da un precedente artista, ancora inciso sulla superficie della pietra calcarea.

Con il movimento ritmico di sfregamento di diverse grane del carborundum, dalla più fina alla più spessa, sulla superficie della pietra litografica, l’impeto percussivo dell’artista sembra tirar fuori dalla materia inerte le voci di una memoria millenaria inesplorata, che non appartiene al tempo fugace dell’esistenza umana. Sono le voci di questo tempo minerale che ascoltiamo nei cinque brani di questa installazione sonora e di questo vinile composti dall’artista come paesaggi sonori di un viaggio immaginario, dove sembra possibile entrare in connessione con il tempo lungo della materia e fonderci con il mondo naturale che ci circonda.

Post scriptum:
Il suono prodotto dalla cancellatura ha generato a sua volta una immagine, la traccia audio dell’onda sonora formattata dal computer. Il disegno di questa onda sonora è l’immagine che De Luca, come in un loop tautologico, decide di incidere a mano sulla superficie della stessa pietra che ha generato il suono, creando una immagine litografica che rende visibile un fenomeno immateriale quale è il suono restituendo alla pietra la voce che le aveva sottratta.

25 maggio 2024

Anna Cestelli Guidi

 

Carborundum, 2024

Sound installation, vinyl, and lithograph
Project by Iginio De Luca, produced and curated by Litografia Bulla
October 25 – November 25, 2024
With a text by Anna Cestelli Guidi

 

Carborundum, the sound of mineral time

Invited by Beatrice and Flaminia Bulla to produce a work at Litografia Bulla—a two-century-old workshop in the heart of Rome with a rich history of artistic collaborations and an experimental approach to traditional techniques—Iginio De Luca responds with a challenge: the result is a sound installation and this vinyl titled Carborundum, a word that evokes the mineral origin of matter and transports us into the evocative atmosphere of this place saturated with memory.
Crossing the threshold of the workshop is like undergoing a magical rite and suddenly finding oneself in an esoteric space. Like the alchemical forges of the Middle Ages where elements were transmuted, here there is an accumulation—layered over time—of brushes, pencils, chemical solutions, ancient machinery, papers of varying sizes, colors and weights, colored inks, jars filled with powders of different hues collected over the years. And finally, the stones—the matrices of countless images. Hundreds of lithographic stones, now sourced from long-abandoned quarries, varying in color and size, each exuding its own story, are neatly arranged on shelves reaching to the ceiling, like ancient books in the shelves of a mystical library.
In this temple of image-making, where generations of artists have worked—from Alberto Savinio, Jannis Kounellis, Carla Accardi, Luigi Ontani, Enzo Cucchi, to Ana Mendieta during her Roman period—always supported by the expertise of the Bulla family, now in its seventh generation, Iginio De Luca has chosen to work with sound. Instead of “writing on stone,” he erases it, recording its sounds.

The act of erasure has a famous precedent in Erased de Kooning Drawing, the De Kooning sketch erased by Robert Rauschenberg in 1953. Whether a provocative gesture or a heartfelt homage, the erasure by the young Rauschenberg of a drawing by an already well-established artist like De Kooning was, in any case, a radical move. It aimed to dismantle the limits of traditional image-bound vision by transforming the image into its absence.
In conceptual art too, the gesture of erasure is used to resemanticize and reinterpret words and objects: Christo, for instance, symbolically erases monuments by wrapping them, while Emilio Isgrò has used erasure as an artistic practice tied to writing since the 1960s, when he began blacking out words and phrases in newspaper articles and later entire texts, such as in his Encyclopedias series.

Close to Rauschenberg’s transformative gesture, which starts from the image, and similar in effort—Rauschenberg took a month to erase the De Kooning drawing—De Luca chooses to work on the removal of the image in an even more radical way: he performs a sensory transformation that goes beyond mere erasure. Through it, he translates the image—of which the stone is the matrix—into sound.
This transformation is achieved using the material traditionally employed in lithography to erase the image and return the stone to its blank state: carborundum, the abrasive powder made from silicon carbide grains of varying sizes.
Over multiple sessions, using this mineral powder along with metal tips, scrapers, and pumice sticks—all tools essential to the slow process of lithography—De Luca erases the drawing made by a previous artist still engraved on the limestone surface.

With the rhythmic motion of rubbing various grits of carborundum, from finest to coarsest, across the lithographic stone’s surface, the artist’s percussive impulse seems to draw from the inert matter the voices of an unexplored, millennia-old memory that does not belong to the fleeting time of human existence. These are the voices of this mineral time that we hear in the five tracks of this sound installation and vinyl, composed by the artist as sonic landscapes of an imaginary journey. A journey where one seems able to connect with the deep time of matter and merge with the natural world around us.

Post Scriptum:
The sound produced by the erasure, in turn, generated an image: the audio waveform formatted by the computer. The drawing of this sound wave is the image that De Luca, in a tautological loop, decides to hand-engrave on the very stone that produced the sound, creating a lithographic image that makes visible an immaterial phenomenon—sound—thus giving the stone back the voice that had been taken from it.

May 25, 2024
Anna Cestelli Guidi